IL DUOMO DI SAN CORRADO

La chiesa, eretta tra XII e XIII secolo, in stile romanico pugliese, è dedicata al patrono San Corrado di Baviera. La struttura è caratterizzata da tre cupole in asse e due torri, una campanaria e l’altra d’avvistamento. L’abside, secondo un sistema tipico pugliese, è chiusa da un muro continuo interrotto da una finestra con decorazione a caratteri cufici e leoni stilofori. Archi ciechi si intrecciano in un motivo di gusto arabo.

Le cappelle laterali risalgono al XV-XVI secolo. L’interno è suddiviso in tre navate, quella centrale è coperta da tre cupole di diversa altezza: la più antica e decorata è sul transetto.

I capitelli dei quattro pilastri cruciformi sono scolpiti con caratteri zoomorfi, antropomorfi e vegetali. Risalente al XII secolo, l’acquasantiera, detta del saraceno, è posta a destra dell’ingresso meridionale.

Un altorilievo in pietra detta del Redentore, del XIII secolo, fa da base all’altare.

Duomo-di-Molfetta

TORRIONE PASSARI

Sul finire del Quattrocento e nei primi decenni del secolo successivo, innovazioni nel campo dell’artiglieria crearono l’esigenza di intervenire sulle strutture difensive delle città per renderle adatte alle nuove armi da fuoco: le mura medievali furono abbassate e rese più spesse e furono protette da torrioni, non più quadrati ma cilindrici, o da baluardi a punta di lancia. Nel 1512 anche Molfetta avviò il potenziamento delle fortificazioni e l’Università fece erigere «il torrione per la difesa della città nella banda del mare Passaro». La zona era denominata in questo modo già dal 1417 così come si evince da alcuni documenti e Passari è il nome dalla potente famiglia che abitava nelle vicine case sul mare. La costruzione del torrione cilindrico, destinato ad accogliere i pezzi d’artiglieria, aveva lo scopo di rendere più sicura una città che il mare non bastava più a proteggere. Ma già un decennio più tardi la torre si rivelò insufficiente a difendere Molfetta, come dimostrò l’assalto francese dal mare che, nel 1529, portò al Sacco della Città. Il Torrione ha subito nel tempo vari danneggiamenti, causati soprattutto dalle ma- reggiate. Il Torrione Passari è oggi una delle più belle e visitate fortezze a mare della costa adriatica pugliese, inserita in un contesto urbano di impianto medievale che da alcuni anni, grazie a un consistente processo di risanamento edilizio, a nuove scelte di politiche culturali e turistiche e a una dinamica imprenditoria legata all’accoglienza turistica, attrae flussi di visitatori sempre più consistenti.

Sala dei templari

I Cavalieri Templari sono attestati a Molfetta dal 1148.

Tra i vari possedimenti era presente una chiesetta, non più esistente, dedicata a San Nicola e degli edifici nella zona dell’attuale Piazza Municipio.

Parte di queste costruzioni è la Sala dei Templari, composta da due gallerie oggi utilizzate come sala espositiva per mostre di arte.

Durante i lavori di restauro del 2003, sotto la pavimentazione sono stati ritrovati i resti di edifici precedenti.

Chiesa di santo stefano

Ricostruita e ampliata nel XVI secolo, sul duecentesco nucleo originario, la chiesetta, sede dell’Arciconfraternita di S. Stefano o del sacco Rosso, si caratterizza per le due cupole in asse e il rivestimento maiolicato del piccolo campanile.

All’interno sono custodite le statue lignee cinquecentesche dei cinque Misteri, condotte in processione il Venerdì Santo e le tele: Madonna dei Martiri con i santi Liborio e Irene e San Marco Evangelista di Nicola Porta, allievo di Corrado Giaquinto, e Madonna del Carmine con l’Arcangelo Raffaele e Tobia di Corrado Giaquinto.

Museo diocesano

Il museo è allestito negli ambienti del seicentesco Collegio dei Gesuiti.

Il percorso museale si sviluppa a partire dalla sezione archeologica, che raccoglie materiale di età neolitica e preromana, in buona parte proveniente dall’insediamento preistorico del Pulo. Segue la galleria dei paramenti liturgici che rivelano l’evolversi della manifattura tessile dal XVII al XIX secolo; il lapidarium custodisce frammenti provenienti dall’antico Duomo; due sale ospitano le antiche statue della Settimana Santa molfettese ed una raccolta di reliquiari risalenti al Seicento.

Al primo piano s’impone la monumentale Biblioteca del Seminario Vescovile che custodisce manoscritti, incunamboli, cinquecentine ed alcuni testi a stampa risalenti al Seicento e Settecento. Il per- corso della Pinacoteca si sviluppa a partire dall’antica pala d’altare attribuita al Cardisco e si dipana tra le opere d’influenza napoletana, con particolare riferimento alla lezione caravaggesca, rappresentata da artisti raffinatissimi quali Bernardo Cavallino per giungere ai dipinti del celebre esponente del barocco internazionale, Corrado Giaquinto e dei suoi allievi. L’esposizione termina al secondo piano con la Sala del Tesoro che raccoglie preziosi arredi ed una rac- colta di arte contemporanea.

Chiesa del purgatorio

La chiesa di Santa Maria Consolatrice degli Afflitti, fondata nel 1643, è da sempre conosciuta con la denominazione popolare di Purgatorio.

La facciata, in stile tardo rinascimentale, vede nell’ordine inferiore quattro nicchie con statue di Santo Stefano, San Pietro apostolo, San Paolo e San Lorenzo mentre più in alto sono collocate le statue di San Gioacchino e Sant’Anna. All’interno, all’originario disegno costruttivo seicentesco si sovrappongono gli stucchi settecenteschi dell’artista monopolitano Michele Cattedra.

La tela che rappresenta l’Addolorata è opera del giaquintesco Vito Calò. La chiesa, sede dell’Arciconfra- ternita della Morte dal 1738, custodisce le stature processionali del Sabato Santo, opere del celebre artista molfettese Giulio Cozzoli.

Porto

Nel 1824, a seguito delle richieste della marineria lo- cale, in un periodo di incremento del traffico mercantile e di sviluppo di quello peschereccio, il Comune di Molfetta commissionò la costruzione di un porto che prevedeva la creazione dei due moli di San Corrado e San Michele e la costruzione del faro. 

I lavori iniziarono nel 1844. Nel 1882, a seguito dell’incremento del flusso commerciale, fu avviato l’ampliamento con- giungendo i due moli e costruendo il molo foraneo.

Nel 1890 fu costruito il molo Pennello e nel 1951 fu iniziata la diga Salvucci, tra Cala S. Giacomo e il santuario della Madonna dei Martiri.

Chiesa di san domenico

La chiesa e l’annesso convento furono edificati a partire dal 1636 e dedicati a San Domenico Soriano.

Sulla facciata, in due nicchie rettangolari, ci sono le Statue di Santa Maria Maddalena (a sinistra) e Santa Caterina d’Alessandria (a destra). 

L’interno della chiesa è ornato da cornici in gesso, capitelli, putti ed eleganti decorazioni a stucco, che incorniciano importanti opere pittoriche: la Madonna del Rosario di Corrado Giaquinto, le tele con scene dell’Antico Testamento e gli affreschi tardo-settecenteschi di Nicola Porta.

Di fattura notevole sono le due opere lignee in stile barocco: il pergamo realizzato da un intagliatore napoletano e la cantoria che ospita l’organo appartenuto ai Gesuiti e costruito da Petrus de Simone.

Basilica madonna dei martiri

L’attuale santuario, che custodisce l’icona della Ma- donna che secondo la tradizione è venuta dal mare, è sorto nel 1829, come ampliamento della chiesa medievale fondata nel 1162, di cui restano tracce nella cupola e nelle arcate dell’altare maggiore. La chiesa costituiva una delle tappe per i pellegrini di- retti in Terra Santa. A destra della zona absidale, in un vano ipogeo, è collocata la ricostruzione del Santo Sepolcro di Cristo del XVI secolo, secondo la tradizio- ne realizzato con pietre portate dalla Terra Santa dal nobile Bernardino Lepore. Il transetto destro custo- disce il dipinto della Madonna del Rosario del 1574 di Michele Damasceno; dove sono raffigurati tra gli altri Cesare Gonzaga, duca di Guastalla e principe di Molfetta e il vescovo della città Maiorano Maiorani.

Pulo

Situato a 2 km dal centro urbano, il Pulo è una formazione carsica sulle cui pareti si aprono numerose grotte e costituisce un esempio di biodiversità, grazie alla presenza di oltre duecento specie floristiche tipiche della macchia mediterranea.
La fauna è caratteristica della fascia costiera nord-barese. Frequentato sin dal Neolitico 7000 anni fa, il sito ha avuto una ininterrotta frequentazione sino all’Età del Bronzo.

Gli scavi archeologici hanno restituito importanti reperti:
la ceramica impressa, definita nelle classificazioni scientifiche come appartenente alla “Civiltà di Molfetta”, è espressione dell’importante cultura fiorita ai margini della dolina. Nella seconda metà del XVIII secolo il Pulo con le sue grotte ricche di nitrato, diventa il centro di interesse del Regno di Napoli e dei Borboni per la costruzione della nitriera. Le indagini archeologiche hanno riportato in luce i resti di questo complesso proto industriale.

Corrado giaquinto

Nacque a Molfetta l’8 febbraio 1703 e morì a Napoli il 18 aprile 1766. Fu tra i maggiori protagonisti della pittura nell’ambito del Rococò Europeo, esponente di spicco ed interprete delle correnti di gusto che si intrecciano tra Napoli, Roma e Torino. Avviato alla carriera ecclesiastica, si distinse per il suo talento artistico cosicchè venne affidato al pittore Saverio Porta. In seguito si trasferì a Napoli al seguito di Mons. De Luca, suo mecenate. Prestigiose le committenze tra Torino e Roma, dove realizzò la volta della Cappella Ruffo nella Basilica di San Lorenzo in Damaso, la volta e il coro di San Giovani Calibita sull’Isola Tiberina ed il grande programma decorativo di Santa Croce in Gerusalemme. Corrado Giaquinto ebbe l’incarico di primo pittore di corte di Madrid dal re di Spagna, Ferdinando VI, e poi direttore dell’Accademia di San Ferdinando. Lavorò per i castelli di Aranjuez e del Buen Retiro presso Madrid e per l’Escorial. Molte sue opere sono custodite al Museo del Prado. A Molfetta è possibile ammirare le tele raffiguranti la Madonna del Rosario (1739) nella chiesa di San Domenico, la Madonna del Carmine con l’Arcangelo Raffaele e Tobia (1740) nella chiesa di Santo Stefano e l’Assunta (1753) custodita in Cattedrale. Alcune opere, in particolare tele, bozzetti e disegni preparatori, sono custodite presso il Museo Diocesano.